Il processo è il risultato: Taggla e Iulia Radu

Il Taggla di Iulia Radu è una ricerca audio-visiva: elementi generativi e musica elettronica in tempo reale.

Una scommessa che vince, dopo Postscreen 2015  alla Fabbrica del Vapore, e una capatina ai live visuals di Brera Accademia Aperta, accompagnata da Domiziano Maselli, si catapulta oltre confine planando allo Schmiede di Hallein in Austria dove collabora con Patrick Gutensohn e Clara Fruhwirth.

Per Musica da Camera, Taggla verrà accompagnata dalla musica di Nicolò Cervello.

Raccontami un po’ del tuo background. C’è stato un momento decisivo in cui hai scelto di seguire l’arte come principale tirante della tua vita?

Ho sempre amato disegnare pur patendo il fatto di non essere all’altezza di persone con una mano migliore della mia. L’inizio del corso di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Brera è stato decisamente il momento esatto in cui ho capito di poter dare e fare ciò che più mi rappresentava. Scoprire altri mezzi per fare arte mi ha dato la possibilità di sperimentare a tutto tondo.

Frequenti quindi Brera. Quali sono le maggiori differenze che vedi tra la tua espressività creativa e quella di pittori/scultori, i tipici da mani in pasta?

Ho frequentato il liceo artistico quindi anche io ho delle basi tradizionali.
A differenza della pittura e della scultura, i nuovi media mi danno più libertà e per quanto mi riguarda anche più soddisfazioni personali.

Credo che pittori e scultori siano molto più interessati al prodotto finito. Nel mio campo il processo e il risultato coincidono, si influenzano a vicenda. Non è un sistema chiuso ma un feedback continuo

La grafica in tempo reale è in costante evoluzione e cambiamento: ogni volta che faccio partire Taggla ho output diversi. I colori e i movimenti dei nastri cambiano. Nessuna performance è uguale a quella precedente.

Se potessi scegliere senza paletti, con quale musicista desidereresti collaborare nella tua carriera e perché?

Sono chiaramente aperta a qualsiasi tipo di collaborazione e sperimentazione artistica affinché aiutino la mia crescita. Esistono persone che ammiro e seguo nel mondo dell’arte e della musica ma non mi sono mai fissata un obbiettivo collaborativo.

Penso che Thom Yorke potrebbe essere il primo sulla lista. Aggiungerei anche Hauschka e Ben Frost.

Hai un’estetica ben definita e peculiare, chi pensi ti abbia influenzato di più nel costruirla?

Ho sempre preferito le espressioni artistiche più astratte che danno spazio al maggior numero di interpretazioni possibili. Ricevo molti stimoli dagli artisti che seguo e le influenze direi che variano in base ai medium che decido di usare per i vari progetti. Per l’arte generativa Eno Henze, Andreas Nicolas Fischer, Memo Akten e studio come Onformative e Universal Everything sono le mie ispirazioni principali.

I colori di Iulia: utilizzi una palette definita, hai un particolare punto di riferimento per ottenere il risultato perfetto?

Per comodità ho delle palette già definite che utilizzo, ma sono attenta anche alle tendenze del momento, dal mondo del graphic design a quello della moda. L’obiettivo è suscitare emozioni, di qualsiasi tipo: grazie al colore, sì, ma soprattutto attraverso le scelte di interazione che ho con il mio programma durante la performance.

In Taggla, la tua ultima performance presentata al Gagarin pochi giorni fa, le tue immagini danzano sulla musica di Nicolò Cervello. Come funziona il vostro rapporto artistico, chi segue chi?

La performance al Gagarin è stata la nostra prima esibizione insieme. Io e Nicolò siamo amici e compagni di corso: artisticamente siamo cresciuti insieme. Abbiamo percorsi e interessi molto simili di conseguenza ci viene molto facile sincronizzarci e completarci a vicenda.

Per me è importante avere un continuo feedback tra me e l’altro performer, uno stimolo reciproco ininterrotto: da una parte io che seguo l’andamento musicale facendo da tramite fra suono e immagine, dall’altra le emozioni che i miei visuals suscitano dentro colui che suona.

Ma poi, Taggla, cosa significa per te?

Taggla è nata come una ricerca personale che piano piano si è materializzata in una vera e propria performance audiovisiva. Inizialmente stavo sperimentando con diverse forme tridimensionali e come esse possano cambiare e muoversi dentro uno spazio. Per me i nastri si sono dimostrati il metodo espressivo migliore e, per enfatizzare ancora di più l’effetto di groviglio (da qui il nome Taggla), ho deciso di moltiplicarli. Ulteriormente mi sono dedicata all’interazione tra me e il contenuto.

Durante la performance cerco sempre di presentare una storia che parte dal nero, dal nulla, con poi le forme che piano piano si allungano per poi aggrovigliarsi e alla fine ritornare al punto d’origine.

Molti mi hanno detto che i nastri hanno qualcosa di festivo, di gioioso. Per me che le controllo, hanno anche un effetto riflessivo.

Quali sono le sensazioni che deciderai di esplorare nel prossimo lavoro e sulle quali vorresti trasportare il pubblico?

Vorrei sperimentare con altre forme e interazioni differenti, tenendo sempre in considerazione il rapporto tra suono e immagine generativa ad esso legata. Mi piacerebbe portare la mia ricerca un po’ fuori dalla mia comfort zone come ad esempio nel campo della scenografia. Ma non si può mai sapere dove ti porti la strada.

Alice Lamperti

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